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La cipolla di Tropea

Pubblicato il: 23 Aprile 2021

Appena eletta “Borgo dei borghi 2021” per aver vinto la sfida del programma “Alle falde del Kilimangiaro” su RaiPlay, Tropea è sulla cresta dell’onda tra le mete turistiche più apprezzate d’Italia. Splendida cittadina calabrese bagnata dal Mar Tirreno, nel mondo della cucina è da sempre legata a doppio filo ad un’eccellenza tipica, unica per sapore e caratteristiche organolettiche, la cipolla: dolcissima, carnosa, croccante e rossa, una delizia che rende l’idea del perché per i contadini di un tempo mangiare “pane e cipolla” non fosse esattamente un dispiacere.

Allium Cepa per chiamarla in latino, pare sia stata introdotta in Calabria dai Fenici e dai Greci oltre duemila anni fa e che già nel medioevo abbia fatto del territorio che va da Amantea (CS) a Capo Vaticano (VV) il suo habitat naturale. Diversi scritti del ‘700 ne decantano la bontà mentre si diffuse ovunque nel periodo borbonico, quando venne introdotta e richiesta dai mercati del nord Europa.
Il nome Cipolla di Tropea deriva dallo scalo ferroviario da cui partivano le esportazioni verso tutto il mondo ma, in realtà, sul territorio di Tropea ci sono ben poche coltivazioni di cipolle rosse che sono invece concentrate, ancora oggi come avveniva secoli fa, soprattutto nel comune di Ricadi e in quello di Parghelia, nel vibonese. Qui, il microclima, la vicinanza del mare, i terreni freschi dalla tessitura poco compatta, il clima mite e le opportune ore di luce, insieme allo specifico corredo genetico e, ovviamente, al lavoro dell’uomo, rendono irripetibile e peculiare questa straordinaria cipolla.
Spesso è difficile da reperire ed è confusa con prodotti simili sui banchi dell’ortofrutta ma, per fortuna, dal 2008 è tutelata dal marchio IGP che ne garantisce l’origine e la qualità ed è protetta dall’attività del Consorzio di Tutela che si impegna a contrastare eventuali frodi. È bene diffidare delle imitazioni, dunque, e affidarsi al marchio del Consorzio per riconoscere la “Cipolla Rossa di Tropea Calabria IGP” che rappresenta con successo, in Italia e all’estero, il meglio dell’agroalimentare calabrese.


Se ne distinguono tre tipologie: Cipollotto, Cipolla da consumo fresco e Cipolla da serbo.
Quella fresca ha il gambo lungo e il bulbo rosso-viola ed esiste in tre varietà a seconda del periodo di raccolta, la Tonda Piatta o primaticcia che viene raccolta da metà aprile a fine maggio, la Mezza Campana o medio precoce da metà maggio a metà giugno, la tipologia Allungata o tardiva da metà giugno a fine luglio. Da giugno in poi si trova la cipolla da serbo, che si lascia essiccare nel terreno prima della raccolta e ha forma oblunga e colore rosso brillante, mentre ad ottobre troviamo sul mercato il cipollotto bianco.


Quel che è certo è che è sempre dolce e, a differenza di tutte le altre varietà di cipolla, non fa lacrimare. Come tutti gli amori sinceri.
E come tutti gli amori sinceri fa bene al cuore e alla salute. È ricchissima infatti di potassio, magnesio, vitamina A e ferro, contiene polifenoli e quercetina che hanno azione antiossidante, i solfati e il cromo riducono gli zuccheri nel sangue, il suo contenuto in tioli contrasta l’accumulo di grasso nei vasi sanguigni e, ancora, ha azione antiemorragica e agisce positivamente sull’ipertensione e, per non farsi mancare nulla, è anche un buon antibatterico naturale.
Ma cosa stiamo aspettando a degustarla? E, soprattutto, come?


Dolce per come è, già si esprime al meglio cruda e fresca in una semplice insalata di pomodori, magari con del peperoncino fresco, ovviamente calabrese, tagliato a rondelle sottili, o in un’insalata di fagioli bianchi o di patate. Sempre cruda, usando le foglie a mo’ di cucchiaio, ben accompagna, la tipica quanto introvabile sardella calabrese. Sorprendente è la dolcezza che si sprigiona in una semplice frittata dopo aver fatto stufare la cipolla per qualche minuto.
Si abbina perfettamente al tonno fresco, crudo e tagliato a tocchetti in una tartare o scottato con la cipolla caramellata o in agrodolce a far da contorno. Se ne fanno deliziose marmellate che accompagnano formaggi o si usa per farcire il pane e condire la pizza. E ancora alla griglia, gratinata, ripiena… l’unica cosa che serve è dare libero sfogo alla fantasia.